O. de Cataldo

di Hildegard Schmid
Traduzione: Inge Gualtieri

Il temperamento di Ornella de Cataldo si distingue per un’energia maschile e una vitalità femminile. Rispetto alle tendenze moderne, delinea una personalità spericolata e singolare che rileva in maniera drammatico-soggettiva e tecnico-sofisticata il carattere tipico del dualismo tra valori sostanziali e plastici. Attraverso la costruzione di spazi e l’accentuazione dei colori, l’artista trasforma tale dualismo in una persuasiva euforia onirica. Nel corso di un disciplinato lavoro di autocritica, i punti di riferimento artistici (ovvero Scipione, Sironi, Picasso, Braque, Vlaminck, El Greco, l’affresco novecento degli anni ’30) passano in secondo piano. Il tentativo di superare il preconcetto manieristico riesce bene grazie alla sua impetuosità pressoché barbarica e a una spontaneità sinfonica originata dalla sua natura compulsiva di dover filtrare l’essenziale dall’osservazione reale e di inserire il risultato di questo processo in una elementare composizione geometrica, una sensazione forte, provocata da un colorismo terroso fiammeggiante.

Si palesa un processo evolutivo che comprende un consequenziale contenimento personale di sentimenti ambivalenti e irrequietezze. Un processo che condensa un interesse irrealmente logistico per esperimenti luminosi in cui, dopo un passaggio dall’allegoria barocca alla meditazione metafisica e al realismo magico, sembra svolgere in una costante riduzione di forma/spazio/contenuto una nuova non-eloquenza spiritualmente figurata: un linguaggio anarchico del quadro che dissolve i confini tra esseri viventi, elementi e metodi. (“La bambina con la capra“, 1992 rispetto a “Equilibrio”, 1992).

Il tema quale “elemento scatenante della pittura” va inteso come esigenza artistica immanentemente intuitiva di cui l’artista s’avvale. Tuttavia, fino agli anni ’90 nel suo “oeuvre” si manifesta una fondamentale necessità di esprimere la conoscenza della natura umano-animalesca risultante da una più rigorosa osservazione come simbolo immaginariamente arbitrario di libertà e destino– accanto a questo paradosso cultura/natura che misura costantemente le forze destinate alla missione vitale di sopravvivenza: ossia, alla violenta lotta di sottomissione (a), alla conflittuale sensazione pro e contro (b), all’alterazione – metamorfosi dell’essenza (b), all’originario gioco e divertimento (d), all’amore per la musica e danza (e), alla simpatia per l’animale (f), allo studio dell’contesto psicologico “donna” (g), all’interesse comunicativo dei credenti per la liturgia (h), alla focalizzazione sui segnali personali dell’oggetto (i), al piacere di trasformare monumenti urbanistici (k), e alla fervida immersione nelle condizioni naturali (l). Tutto ciò sembra invitare l’osservatore a riflettere sul peso relativo tra un potenziale rappresentato e un indefinibile espresso.

Con la classica e pregnante tecnica a tempera Ornella de Cataldo elabora le sue fantasiose idee basate sulla realtà direttamente su tele di grande formato poste a volte in orizzontale, altre volte in verticale.  Le particolarità delle passioni della sua istintiva estetica condizionano, tra l’altro, l’opposizione impulsiva a concentrarsi sulla trasformazione dei suoi abbozzi, e il suo coraggio introverso e distruttivo nel sottoporre l’opera a una pittura sovrapposta e quindi alla sua distruzione. In questa maniera, non può nemmeno nascere una raccolta di materiale abbozzato oppure un inventario controllabile.

Ogni riflesso di rappresentazione esibizionistica è volutamente assente. L’origine di un sottile significato delle sue opere è pesata in una mentalità soggetta al mutamento impartito dal tempo sulla qualità oggettiva. Mentalità, quale “visione poetica”, con cui l’artista arrangia gli elementi grafici, pittorici e scultorei gradati per rango nelle sue composizioni monumentali, classico-armoniche. Le fasi della sua capacità di rappresentare i fenomeni di sentimento (verità, morale) fervidamente impressi dalla vita, sono definite dalla sua volontà di dominare le situazioni (dolore, malattia, trasloco dello studio, viaggi).

I temi non programmati della sostanza interiore, sarcasticamente stimolanti – con posteriore attribuzione dei titoli – sorgono dalla potenza lineare della costruzione corporea tettonica dei volumi – in uno spazio artistico armonicamente teso, spesso non localizzabile. L’obbligo imposto alla forma, sia essa – linearmente curvata, continuamente squadrata, interrotta, rafforzata da una griglia, murale, oppure a conche collinose – comprende un complemento di colore o accentuato o attaccato da agenti atmosferici che funge autonomamente da conduttore dello stato d’animo. Un colore che talvolta si agita nell’atmosfera tra un’illuminazione iperbolica e un’ombrosità materializzata.

Nelle figure di una nudità primariamente filosofica, modellate secondo la strategia di scioglimento e ricomposizione della forma risaltano le estremità massicce che, dominanti per la voluminosità e per la ornamentazione geroglifica, sviano l’attenzione dalla postura del corpo staticamente stilizzata. Alla testa quale motivo centrale, suggeriscono così in egual misura una temporanea elasticità di azione. Le composizioni maggiormente diagonali/triangolari corrispondono chiaramente nella loro combinazione tra fitta plasticità e trasparenza, tra estesa chiusura spaziale, tra angolazione sintetica, ampiezza e profondità elementare, alle opere scultoree di concepite nello stesso periodo, ma da esse indipendenti.

A seguito di un’estenuante lotta mentale attorno al costrutto originario di percezione, conoscenza e immaginazione, Ornella de Cataldo cerca e trova un suo notevole e impressionante rilassamento nell’esecuzione di ristrutturazioni architettoniche. Costruendo a regola d’arte tetti, balconi, scale e stufe, posando pavimenti, realizza con la massima abilità tutti i lavori artigianali pensabili. Nella sua arte questo talento si manifesta mediante la dissoluzione dei piani dell’immagine in plasticità e profondità dello spazio.

Dal catalogo “O. de Cataldo, Dipinti – dal 1970 al 1983”